Nelle ultime ore Cloudflare ha registrato un nuovo blackout globale, replicando, a distanza di poche settimane, l’ennesimo episodio di downtime che ha causato disservizi diffusi in tutto il mondo.
Piattaforme come LinkedIn, Envato, marketplace e servizi SaaS hanno esposto errori 500 Internal Server Error, mentre i tracker come DownDetector hanno mostrato picchi di segnalazioni. Un unico anello della catena si è incrinato… e una parte importante della rete si è fermata.
Cosa è successo?
Il disservizio sembra essere legato a problemi a livello infrastrutturale di Cloudflare, che gestisce DNS, CDN, proxy reverse, firewall applicativi, WAF, protezione DDoS e servizi di caching per milioni di siti nel mondo.
Quando il cuore si ferma, gli organi collegati smettono di funzionare, e con Cloudflare è accaduto esattamente questo.
Risultato? E-commerce irraggiungibili, login in errore, applicazioni lente, API bloccate, siti che non rispondono.
Molti utenti hanno pensato a un attacco informatico, ma anche un semplice malfunzionamento in questi nodi critici è sufficiente per causare un effetto domino devastante.
Perché un down Cloudflare blocca “mezza Internet”
Cloudflare è uno dei principali snodi del traffico web mondiale. Gestisce miliardi di richieste ogni secondo e offre protezione e caching a una quantità enorme di portali pubblici e privati.
Tradotto: se Cloudflare si blocca, si blocca tutto ciò che gli passa attraverso.
Il web moderno è velocissimo, distribuito e scalabile… ma anche dipendente da pochi grandi fornitori globali.
Un vantaggio finché tutto funziona. Un punto di vulnerabilità quando qualcosa si rompe.
Una lezione importante: non basta essere online, bisogna essere resilienti
Come Keidea Srl, quotidianamente operiamo su hosting, cybersecurity e gestione server.
Episodi come questo evidenziano una realtà che spesso si sottovaluta: Il web è robusto nell’insieme ma fragile nei punti critici.
- DNS, proxy, load balancer, firewall e CDN sono crocevia vitali.
- Qualche spunto tecnico che aziende e sviluppatori non dovrebbero ignorare:
- Ridondanza DNS (multi-provider)
- CDN alternative o fallback parallelizzati
- Replica su cloud diversi, non solo un unico vendor
- Piano di Disaster Recovery documentato e testato
- Monitoraggio indipendente da provider terzi
Configurazioni server ottimizzate e sicure contro failure e cyberattacchi Il cloud semplifica la vita, finché funziona.
Quando cade, può trascinare con sé interi ecosistemi digitali impreparati.
Non è solo un problema tecnico, ma strategico
Questo down non è solo una notizia di cronaca digitale.
È un promemoria. La sicurezza non è solo firewall e antivirus: è continuità operativa, architettura, prevenzione, pianificazione, capacità di restare online anche quando qualcosa va storto.
E chi gestisce siti web, e-commerce o applicazioni critiche dovrebbe chiedersi oggi, non dopo il prossimo down: Se il mio provider principale va giù, il mio business resta in piedi?
Cloudflare oggi tornerà operativo, ma l’eco del blackout resta.
E pone una domanda chiave al mondo digitale: siamo pronti a un futuro sempre più centralizzato e interconnesso?
Come Keidea Srl continueremo a lavorare per un web più sicuro, stabile, resiliente, progettando soluzioni server e architetture che non si fermano al primo intoppo. Il web non è mai stato così potente.
E come oggi abbiamo visto nemmeno così fragile.